ELOGIO DEI PIEDI – Erri De Luca
Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
Questa raccolta nasce ancor prima di aver letto l’Elogio dei piedi di Erri De Luca, testo che conferma poeticamente il mio sentire nei riguardi di questa parte anatomica spesso trascurata, a volte vilipesa, solo raramente adorata.
Io i piedi li amo e nella stessa misura amo, come molte donne, ciò che li protegge e li riveste: le scarpe. Ho iniziato a fotografarli occasionalmente, senza una concreta pianificazione poi, col tempo, averli nell’obiettivo è diventato un rituale e una ricerca consapevole. Dunque le immagini esposte sono il frutto di caso e progettualità, un risultato ottenuto a chilometro zero, in casa, e più spesso camminando per le strade di Roma dove vivo o di lontane mete di viaggio tra cui Istambul, Tokio, Parigi, mentre i piedi servizievoli reggono non solo l’intero mio peso ma anche quello della macchina fotografica, sempre con me.